Permacrisi? No, permacambiamento! Teatro Filodrammatici di Milano
Permacrisi? No, permacambiamento! Silver economy, Generazione Z, Welfare digitale, Africa terra di startup
MERCOLEDì 5 APRILE 2023
14:30 - 18:30 CEST, Teatro Filodrammatici di Milano
Che ci piaccia o meno, l’unica certezza di questo nostro tempo è il cambiamento continuo che riguarda ogni ambito dell'esistenza umana.
I quattro "capitoli" di cui ci occupiamo mercoledì 5 aprile - longevità e silver economy, le caratteristiche della Generazione Z, le frontiere digitali del welfare e lo sviluppo dell'economia africana con i relativi impatti sulla questione immigrazione - sono quattro frontiere del cambiamento che direttamente o indirettamente ci riguardano tutti.
Comprenderli per saperli affrontare e vivere nel modo migliore possibile è il nostro compito. Nostro, cioè tuo e mio!
PROGRAMMA
Saluto introduttivo
Antonio Palmieri, Fondatore e Presidente Fondazione Pensiero Solido
Silver economy: futuro presente
Intervento di Nicola Palmarini, Direttore, UK’s National Innovation Centre for Ageing (NICA)
Ne discutono:
- Mario Salerno, partner AC75 Startup Acceleratore- Corporate Development
- Mariuccia Rossini, presidente, Silver Economy Network
- Moreno Zani, presidente e fondatore di Tendercapital
Modera: Martina Pennisi, Corriere della Sera
L'orizzonte della Generazione Z
Ne discutono:
- Stefania Garassini, giornalista, docente Content Management Università Cattolica di Milano
- Federico Capeci, CEO Kantar Italia e autore di “Generazioni”
- Alessandro Tommasi, Co-Founder & CEO @Will Media
- Derrick de Kerckhove, sociologo, giornalista, direttore scientifico di Media Duemila
Il Welfare delle piattaforme digitali. Presentazione della ricerca
Intervento di Ivana Pais, professoressa ordinaria di Sociologia economica nella facoltà di Economia dell'Università Cattolica di Milano
Africa, terra di startup e di innovazione
Intervento di Mario Calderini, ordinario di Management for Sustainability and Impact School of Management Politecnico di Milano. Direttore di Tiresia, Centro di ricerca sulla finanza e l’innovazione sociale School of Management del Politecnico di Milano.
Ne discutono:
- Andrea Censoni, ideatore Startup Africa Roadtrip
- Gianluca Dettori, presidente e Partner di Primo Ventures
- Francesca Oliva, technical advisor Fondazione AVSI
- Elena Lavezzi, chief strategy officer Kuda
- Modera: Alessia Maccaferri, Il Sole 24 ore
Per partecipare: LINK
Le piattaforme di Welfare| Incontro alla Casa della cultura di Milano
All'interno del Ciclo di incontri "Le mille facce dell'innovazione" della Casa della cultura di Milano
Lunedì 3 Aprile 2023, Milano (e diretta streaming)
LE PIATTAFORMA DI WELFARE
Intervengono:
Ivana Pais, Franca Maino
Coordina:
Giorgio De Michelis (Università di Milano - Bicocca)
Presentazione dell'incontro:
Avevamo già parlato delle piattaforme come nuovo modello organizzativo dopo gerarchie, mercati e reti, derivate dalle omonime piattaforme tecnologiche sviluppate dai principali attori del social web. Esse si caratterizzano per il loro avere come meccanismo di adesione la cooptazione, senza ruoli specifici assegnati agli attori, e per il fatto che in esse gli attori, indipendentemente dal ruolo, trovano e generano risorse informative utili all'attività delle piattaforme. Non è un caso, quindi, che le piattaforme trovino applicazione nel settore del welfare, dove il coinvolgimento degli utenti e la creazione dii nuova conoscenza ad arricchire le interazioni tra gli attori possono dare un contributo di grande rilievo al miglioramento dei servizi pubblici, evitando la loro trasformazione in prestazioni standardizzate e passivizzanti.
Per questo abbiamo deciso di dedicare alle piattaforme del welfare questo incontro Ne saranno protagoniste Ivana Pais (professoressa ordinaria di sociologia economica nella Facoltà di Economia dell'Università Cattolica di Milano, dove studia l'economia e il lavoro di piattaforma), e Franca Maino (Professoressa associata al Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche dell'Università degli Studi di Milano e direttrice del Laboratorio Percorsi di secondo welfare).L'innovazione è un tema cruciale per le società contemporanee che stanno affrontando un periodo di crisi prolungata. Troppo spesso però il tema viene banalizzato o svuotato. Non crediamo, ad esempio, che l'innovazione si possa ridurre ad un più alto uso delle tecnologie digitali. Non crediamo che si possa misurare il tasso d'innovazione di un'impresa oppure di un ente pubblico o, persino, di una nazione. Non crediamo infine che ci sia qualcuno che ha in mano la soluzione per l'innovazione.
Insomma l'innovazione ha diverse facce e dimensioni ed ha un carattere problematico su cui conviene applicare diversi punti di vista.
E' questo che vogliamo fare alla Casa della Cultura ne "Le mille facce dell'innovazione", in cui ogni appuntamento sarà dedicato ad un aspetto dell'innovazione e vedrà due relatori di diversa esperienza e cultura. Il curatore deciderà per ciascun seminario il formato specifico dell'evento che potrà spaziare dalle due conferenze con discussione finale aperta al pubblico alla conversazione tra i due relatori.
Il settimo ciclo si svolgerà con cadenza mensile dal 3 ottobre 2022. Il programma è in preparazione, e proseguirà nel solco di quanto proposto nei cicli precedenti Mai come in questi tempi, l'innovazione è diventata passaggio obbligato dello sviluppo della nostra società e del pianeta.
Potete trovare l'elenco completo degli appuntamenti dei primi cicli de "Le mille facce dell'innovazione" sul suo nuovo sito (http://lemillefaccedellinnovazione.it) dove ci sono anche i link ai video relativi e brevi biografie di tutti i protagonisti.
Seguici anche su Facebook: https://www.facebook.com/groups/millefacceinnovazione/
"Le mille facce dell'innovazione" si rivolge agli studenti, agli start-uppers, ai makers, ai ricercatori, agli imprenditori, ai manager, ai professionisti e ai politici. Cioè a tutti coloro che vogliono andare oltre la chiacchiera che circonda il tema dell'innovazione e vogliono diventare parte di una comunità di persone che cercano di capirne gli aspetti salienti, contribuendo al suo sviluppo nel proprio contesto e più in generale in Italia.
Il programma completo al LINK
I venture capital alla ricerca di psicologi online di Ivana Pais
Articolo pubblicato su Vita il 22 settembre 2022
La notizia del round di finanziamento di 17 milioni di euro destinato al servizio di psicologia online Unobravo non è solo la storia di successo di una startup. Gli elementi di eccezionalità ci sono tutti: il primo investimento in Italia di Insight Partners, nota società di venture capital e private equity di New York, è andato a un’azienda del Sud Italia, fondata da una donna. Le cronache si soffermano anche sulla giovane età dell’imprenditrice — Danila De Stefano aveva 27 anni quando ha fondato Unobravo nel 2019 — ma questo è forse l’elemento meno sorprendente per il settore.
Nella sua unicità, il successo di Unobravo accende i riflettori su un intero campo organizzativo, quello delle piattaforme di servizi psicologici. In questo settore, l’accelerazione dei processi di digitalizzazione e il picco di domanda a seguito della pandemia hanno portato alla crescita rapida delle piattaforme già esistenti e alla nascita di nuove startup. La ricerca WePlat (www.weplat.it) ha mappato 22 piattaforme specialistiche in Italia oltre Unobravo: Cozilly, Con te all’estero, E-therapy, Gli psicologi online, Guidapsicologi, Hedepy, Huknow, Mama chat, Mindwork, Psicodigitale, Psicologi.me, Psicon, Psicologi-online, Psicologo4u, Psiqo, Serenis, SOS Psicologico, Takeasit, Therapion, Therapy chat, Therapyou, Wello. A queste si aggiungono le piattaforme di servizi medici e di servizi alla persona e alla famiglia che offrono anche consulenze psicologiche.
La diffusione di questi servizi sta stimolando vivaci dibattiti sull’efficacia della terapia online, che interrogano gli psicologi sulla relazione terapeutica online, a partire dalla costruzione del setting. C’è un aspetto che invece sta passando inosservato ma che potrebbe avere un impatto dirompente. Queste piattaforme non sono solo marketplace digitali di incontro tra domanda e offerta di servizi psicologici, ma rappresentano vere e proprie organizzazioni. In piattaforme come Unobravo, uno/a psicologa o psicoterapeuta non trova solo i clienti ma anche colleghi, supervisori clinici e comunità professionali, norme formali e informali, opportunità e obblighi di apprendimento eccetera. Per psicologi e psicoterapeuti abituati a esercitare in uno studio privato o in un piccolo studio associato, la scelta di operare in piattaforma non riguarda solo la terapia online ma implica un cambiamento radicale nell’organizzazione del lavoro e nelle pratiche professionali.
Come stiamo osservando in altri ambiti, dopo una prima fase di vivacità imprenditoriale, le logiche di scala che governano il funzionamento delle piattaforme portano alla convergenza verso una (o comunque poche) piattaforme. Unobravo si propone di raggiungere 3mila psicologi e psicoterapeuti entro l’anno prossimo (ora sono 2mila). L’Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza per gli Psicologi (Enpap) nel 2019 registrava 64mila iscritti in Italia, in forte e continua crescita rispetto ai 45mila del 2013.
Il finanziamento a Unobravo non è dunque solo il segnale di un successo imprenditoriale ma di una trasformazione più ampia, che è stata abilitata dalle tecnologie ma che riguarda l’organizzazione di un intero settore e le istituzioni che lo governano.
Che fine hanno fatto i community manager? di Ivana Pais
Articolo pubblicato su Vita
Che fine hanno fatto i community manager? Nell’ultimo decennio, grandi fondazioni hanno richiesto e incentivato la loro presenza, prestigiose scuole hanno offerto corsi di formazione e numerosi professionisti hanno investito nella costruzione di una nuova identità professionale. Con la chiusura dei progetti finanziati, quale sarà il destino di queste figure professionali?
È una domanda che emerge anche dalla lettura di un interessante report pubblicato da Social Seed su “Le nuove figure professionali nel welfare di comunità”. Una risposta passa dalla transizione dalla figura professionale del community manager alla funzione del community management, con due conseguenze principali: innanzitutto, la funzione viene svolta da figure professionali già presenti nelle organizzazioni, che quindi ridefiniscono il proprio ruolo ampliando le competenze esercitate; in secondo luogo, la funzione viene esercitata da un team e non da una singola persona. In questo modo, il community management entra nelle funzioni ordinarie delle organizzazioni del terzo settore, ma al tempo stesso perde gli elementi di maggiore innovazione e
specificità. Anche nel privato si sta assistendo a un cambiamento rilevante: il community manager, inizialmente inteso semplicemente come la figura incaricata di gestire la comunicazione attraverso i social media, in alcune aziende sta assumendo un ruolo più strategico. Nella “community economy” – come illustrato da Marta Mainieri nel suo ultimo libro – la comunità è il perno
attraverso cui ripensare processi e strategie aziendali e il community manager è un business designer.
È questa la differenza più rilevante rispetto al terzo settore ed è da qui che potrebbe ripartire una riflessione sul ruolo delle comunità per associazioni, cooperative e imprese sociali, che guardi anche alla loro dimensione economica e non solo a quella sociale. Di certo, sarebbe utile pensarci prima di archiviare l’esperienza dei community manager.
Social Innovation and Sustainability. Italian and European Perspectives| Scientific Workshop
Social Innovation and Sustainability. Italian and European Perspectives
14 novembre 2022, Bologna, Italia
As part of the conference, Ivana Pais presented a paper entitled:
WePlat: Welfare systems in the era of platforms
The whole programme: LINK
Come i fringe benefit possono diventare un’occasione di innovazione sociale
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I servizi offerti in questo ambito sono sempre più erogati attraverso piattaforme digitali. La digitalizzazione di questi servizi non è neutrale, ma costituisce una opportunità di produrre innovazione sociale e organizzativa, perché il welfare aziendale, se utilizzato con criterio, è una modalità contemporanea di rispondere ai bisogni non solo economici ma anche relazionali delle persone, delle famiglie e delle comunità e quindi può rappresentare un collante sociale importante, soprattutto in questi tempi difficili.
Perché ciò sia possibile, occorre però consapevolezza da parte di tutti i soggetti coinvolti. A questo proposito, è in corso un importante progetto di ricerca promosso dalla Fondazione Cariplo sulle piattaforme di welfare: Weplat. Questa ricerca riguarda non solo le piattaforme di welfare aziendale ma in generale tutte le piattaforme di servizi di welfare in Italia e si articola in tre fasi:
- la mappatura delle piattaforme digitali di welfare e l’individuazione delle variabili organizzative che caratterizzano i diversi modelli di piattaforma di welfare, coordinata da Ivana Pais, ordinaria di Sociologia economica nella facoltà di Economia dell’Università Cattolica, studiosa dell’economia e del lavoro di piattaforma;
- l’analisi del modello di servizio e delle modalità di accesso da parte degli utenti/clienti, a cura di Martina Visentin, ricercatrice presso l’Università di Padova.
- l’elaborazione di linee guida per progettare piattaforme che rispondano in modo adeguato alle esigenze di tutti i soggetti coinvolti, fase coordinata da Marta Maineri, fondatrice di Collaboriamo!
Questo progetto di ricerca, il primo mai realizzato finora nel nostro Paese, consentirà di poter usare ancora meglio la tecnologia, per fare in modo che le piattaforme digitali di welfare siano uno strumento davvero solidale.
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Leggi l'articolo completo: https://www.it/innovazione/come-i-fringe-benefit-possono-diventare-unoccasione-di-innovazione-sociale/
INDL (International Network on Digital Labor) Scientific Conference
Features and futures of digital labor
3 -5 novembre 2022, Atene, Grecia
As part of the conference, Weplat's research team presented a paper entitled:
Platform as an institutional logic: the case of welfare platforms
The extensive literature on platforms has mainly analyzed them as infrastructure (Plantin et al. 2018), as a marketplace (Kirchner and Schüßler 2019), and as a mechanism for matching supply and demand for goods and services (Möhlmann et al 2021). The study of the platform as an organisational model has received less theoretical attention (Eurofound 2018; Stark and Pais 2020) and has promoted less empirical analysis. This paper aims to fill this gap by proposing an organisational analysis of welfare platforms.
The scholarly attention paid to platforms tend to analyze them as a homogeneous corpus. Cansoy et al. (2020) have already questioned this presumed homogeneity, analyzing the heterogeneity of workers; we intend to propose a similar analytical exercise by examining the organizational model.
Our hypothesis is that the platform is an institutional logic, which is declined differently in the encounter with other institutional logics of a given organizational field. Hence, it follows that the platform model is not neutral with respect to goods/service they intermediate.
The paper presents the first results of the WePlat research project (Welfare systems in the age of platforms: drivers of change for users, providers and policy makers, https://www.weplat.it/). The choice to analyze the welfare is dictated by the importance of the relational dimension of platform-mediated interactions in this sector (Ticona, Mateescu 2018; Huws 2020; McDonald, Williams, Mayes 2021). We have mapped the welfare platforms present in Italy, identifying and analysing about 100 of them and we are carrying out the case study of 9 platforms.
As organization scholars have increasingly claimed, technologies and artifacts play an active role in structuring and shaping organizational fields (Pentland and Feldman 2008; Alaimo 2022). According with this hypothesis, we empirically investigated how the adoption of digital affordances (Autio et al 2017; Bucher and Elmond 2017) underlying the platform logic take on the features of institutionalized myths (Meyer and Rowan 1977). Initial results show that adopting platform logic reinforces isomorphism between digital welfare platforms and platforms in other sectors while increases heterogeneity within the welfare sector. This slows down the process of institutionalizing the organizational field of welfare platforms. Moreover, institutional complexity related to the adoption of platform logic seems not to be transitional, but balances can change over time. Case studies show different strategies for managing institutional complexity: the emergence of one logic at the expense of others, the compartmentalization of logics or the creation of new professional figures.
This research can bring several contributions to digital labor studies. First, it contributes to the elaboration of the very definition of digital labor. Jarrett (2022) identifies three categories that fall under this conceptual umbrella: user labor, platform-mediated workers, formal worker. If the work in some of the welfare platforms we analyzed undoubtedly falls into the platform-mediated workers category, other platforms digitize existing services while maintaining the pre-existing labor contract. Thus, they are "formal workers" but with very different characteristics from those analyzed in the literature. Previous research on welfare platforms (McDonald, Williams, Mayes 2021) has excluded this category due to paucity of empirical cases. In our empirical field, by contrast, these are prevalent. Secondly, Marxist approaches have been a dominant feature of existing studies of digital labor. The analysis of cases in which platform organization is not associated with an employment condition of precariousness and instability makes it necessary to adopt other interpretive approaches, which can bring an original contribution to digital labor studies.
Authors:
Francesco Bonifacio, Università Cattolica del Sacro Cuore
Cecilia Manzo, Università Cattolica del Sacro Cuore
Ivana Pais, Università Cattolica del Sacro Cuore
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SASE 2022 Scientific Conference
Fractious Connections: Anarchy, Activism, Coordination, and Control
9–11 luglio 2022, Amsterdam, Paesi Bassi
As part of the conference, Weplat's research team presented a paper entitled:
Platform Welfare: From Isomorphism to Heterogeneity
The study of the platform as an organisational model has received less theoretical attention (Eurofound 2018; Stark & Pais 2020) and has promoted less empirical analysis. This paper aims to fill this gap by proposing an organisational analysis of welfare platforms. The scholarly attention paid to platforms tend to analyze them as a homogeneous corpus. Schor (2020) have already questioned this presumed homogeneity, analyzing the heterogeneity of workers; we intend to propose a similar analytical exercise by examining the organizational model.
Our hypothesis is that the platform is not neutral with respect to goods/service they intermediate and that the provision of welfare services has specific features that require the construction of organizational models at least in part ad hoc for the sector (Fosti 2016; Dupret 2017; Ticona, Mateescu 2018; Flanagan 2019; Huws 2020; Casula et al. 2020).
The paper presents the first results of the WePlat research project (Welfare systems in the age of platforms: drivers of change for users, providers and policy makers, https://www.weplat.it/). We have mapped the welfare platforms present in Italy, identifying and analysing 67 of them and we are carrying out the case study of 9 platforms: 3 with direct access by users, 3 with indirect access and 3 with mixed access.
Analysis is based on interviewing managers and operators, shadowing, and etnographic analysis in relation to: governance, market positioning, business models, data policies, complexity of tasks, workers’ autonomy, labor organization, relationship between user and operator, algorithmic management.
From the initial evidence, it emerges not only a heterogeneity of welfare platforms compared to platforms operating in other sectors, but also an organizational heterogeneity within the welfare platforms. The paper questions the origins of this field heterogeneity, taking into consideration the role of ‘institutional complexity’ (Greenwood et al. 2011), the relevance of ‘institutional entrepreneurship’ (Battilana, Leca and Boxembaum 2009), the practices of ‘translation’ (Czarniawska & Joerges 1996) and the presence of ‘islands of homogeneity’ (Greeve 1996) determined by the territorial embeddedness of welfare platforms and by the role of bounded communities of practices. In this analysis, particular attention will be paid to the difference between platforms that are created as start-ups and platforms promoted as part of a digital transformation strategy of already established enterprises.
Author:
Cecilia Manzo, Università Cattolica del Sacro Cuore
Ivana Pais, Università Cattolica del Sacro Cuore
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