
Nel welfare è andata delineandosi una dicotomia che vuole contrapposti gli utenti come cittadini e gli utenti come consumatori. Martina Visentin e Flaviano Zandonai ci aiutano a capire che ruolo possono giocare le piattaforme per superare questa contrapposizione.
L’evoluzione delle piattaforme digitali si presenta il più delle volte come un percorso fatto di traiettorie non lineari, che impone di guardare all’insieme degli attori che vi fanno parte superando la divisione dicotomica tra inventori e utilizzatori. Letizia Zampino, partendo da alcune evidenze che emergono dalla ricerca WePlat, propone alcune riflessioni sui processi di co-costruzione, anche in relazione allo sviluppo del secondo welfare.
Ad oggi non sappiamo se e quanto le piattaforme saranno in grado di influenzare dinamiche che riguardano, ad esempio, la non autosufficienza, la salute mentale e l'educazione. Ma come dimostra la mappatura realizzata dal progetto WePlat siamo di fronte a una maturità evolutiva che, almeno, permette loro di “giocare la partita”. Flaviano Zandonai individua alcune delle modalità con cui potrebbero dare il proprio contributo.
discorso pubblico, la ricerca accademica e l’attività sindacale relativi al lavoro di piattaforma negli ultimi anni hanno concentrato la propria attenzione quasi esclusivamente sulla figura dei rider. Fuori dai riflettori, però, si sono diffuse piattaforme che intermediano ogni tipo di servizio, coinvolgendo lavoratori che operano nei settori più vari.
L'evento "We-Plat Reframing. Riconfigurare welfare e piattaforme" ha l'obiettivo di aprire un dialogo sullo stato delle piattaforme di welfare in Italia a partire dai risultati della ricerca che Università Cattolica, Università di Padova, Collaboriamo stanno conducendo con il sostegno della Fondazione Cariplo, ma anche di esplorare attraverso una sessione di co-design con le piattaforme come il design dei servizi possa supportare la crescita sostenibile delle piattaforme.
Molte di esse si configurano come agenti in grado di proporre nuove soluzioni attraverso una intenzionale ricombinazione dei sistemi di relazione tra diversi soggetti, facendo un utilizzo mirato di infrastrutture tecnologiche che agiscono proprio in tal senso. Sono alcune delle riflessioni che emergono dal progetto WePlat.
I sistemi reputazionali delle piattaforme digitali oggi vengono intesi sempre più spesso come il cardine di un nuovo dispositivo di controllo sui servizi e su chi li offre. Ma come si declina questa dimensione nel campo del welfare, in cui il fulcro del lavoro sono le relazioni stesse? Ce ne parla Francesco Bonifacio in questo nuovo approfondimento curato dal gruppo di ricerca del progetto WePlat.
Il termine "abilitare" permette di fare diverse riflessioni sulle piattaforme di welfare italiane. Abilitare significa infatti costruire un ambiente gradevole in cui muoversi facilmente e rapidamente, significa facilitare il matching fra domanda e offerta e, ancora, significa attivare logiche di community building. Marta Mainieri approfondisce questi aspetti.
(ANSA) - ROMA, 04 APR - Nel nostro Paese sono operative 127 piattaforme digitali di welfare.
Incrociando i dati sui loro campi di attività, si evince che 55 agiscono nel settore della salute, 8 nell'educazione e cura dell'infanzia, 6 nell'assistenza sociosanitaria e 58 sono trasversali ad almeno due di questi ambiti [...]
I dati raccolti nell'ambito del progetto WePlat indicano che, rispetto ad altri settori, le piattaforme di welfare operanti nel nostro Paese presentano caratteristiche ibride in termini di gerarchia, mercato e rete. Una complessità che porta con sé varie conseguenze.
Secondo un progetto guidato dall’Università Cattolica sono appena 26 le piattaforme di welfare aziendali che erogano almeno un servizio di cura.
Articolo di Alessia Maccaferri, Il Sole 24 ore
Ivana Pais, Principal Investigator del progetto di ricerca promosso da Fondazione Cariplo, ci presenta alcuni dei principali dati raccolti finora. Il primo di una serie di approfondimenti con cui andremo a scoprire l’eterogeneità delle piattaforme nei servizi di cura e gli elementi che le distinguono dagli altri settori.